KUNGFU – WUSHU

KUNGFU – WUSHU

Il termine Kung Fu viene a torto adoperato in occidente come sinonimo di arti marziali cinesi. In realtà il termine kungfu indica un “lavoro svolto con successo” oppure indica un esercizio abilmente fatto. Il termine giapponese è “Kakutei-jutsu”.

Viene anche indicato nella lingua ufficiale cinese come Gong-Fu in lingua cantonese Quanfa. Il kungfu o meglio il wushu divenne famoso per opera dell’attore marziale Bruce Lee, che con i suoi film divulgò intorno agli anni 60 questa magnifica arte. Il wushu si divide in 2 rami fondamentali “Weijia” (stili in cui la forza fisica è preponderante detti anche esterni): shaolin quan, wing chun, hongjia, Dim-huk, chan quan, nan quan ecc.; “Neijia” (stili in cui conta maggiormente l’energia interna, detti appunto stili interni): taiji quan, baqua, xing yi quan ecc . Il Wushu è molto complesso ed esistono oltre 300 stili con peculiarità specifiche. Esiste un branca di stili nei quali ci si rifà sia agli stili interni che esterni e questi vengono detti InseiWu. Da quest’arte nasce anche il ninjutsu. WUSHU LA STORIA Le prime notizie certe riguardo al wushu, risalgono alla Dinastia Zhou (221 a.C.), quando il combattimento cominciò ad essere considerato uno sport militare accanto al tiro con l’arco, la corsa con i carri e la scherma. L’imperatore Zhongwen (298 – 266 a.C.) che era attratto dal fascino del combattimento, intratteneva alla sua corte migliaia di ospiti, capaci di gareggiare nell’arte di maneggiare la spada giorno e notte. Durante la Dinastia Han orientale (25 – 220 d.C.) Hua Tuo creò vari esercizi conosciuti come Wuqinxi (giuoco dei cinque animali) che mimavano i movimenti della tigre, del cervo, dell’orso, della scimmia e del volatile, allo scopo di mantenere in forma il corpo. Relativamente alla scuola di stili esterni in particolare, con l’introduzione del buddismo in Cina, nacquero i primi monasteri. Nel sud uno dei primi fu il Tempio di Siu-Lam che in cantonese significa giovane foresta. Altri templi appartenenti allo stesso ordine furono edificati anche al nord, dove nella lingua mandarina (la più diffusa) Siu-Lam si trasformò nel più conosciuto Shaolin. Secondo le notizie storiche pervenuteci, il metodo Shaolin si fa discendere dal monaco buddista TA-MO (Bodhidharma), trasferitosi in Cina per diffondere la scuola buddista di meditazione Chan (Zen in Giappone) e che sembra sia vissuto in questo tempio. Di qui la sua dottrina fu poi diffusa e si narra che rimase nove anni in meditazione, seduto di fronte a un muro. Molto più tardi, sia la Dinastia Ming (1368 – 1644) che la Dinastia Qing (1644 – 1911) testimoniarono il sorgere di numerosi nuovi stili e scuole di wushu. Lo sviluppo delle arti marziali non fu però sempre facile. Mentre i signori feudali lo trovavano utile come mezzo per rafforzare il loro potere militare, ne impedirono l’accesso al popolo per timore che potesse servirsene per ribellarsi. La fondazione della Repubblica Popolare nel 1949 segnò l’inizio di una nuova era nella storia del wushu. I vecchi stili e le relative pratiche sono state salvate dall’estinzione, mentre nuovi stili si sono evoluti con grandi sforzi innovativi. Oggi esistono quindi precise classificazioni di stili e forme, con e senza armi. Basilare nello Shaolinquan è la distinzione tra lo stile del Nord Chang Quan e quello del Sud Nan Quan. Per quanto riguarda invece gli esercizi con le armi, queste sono più di 18 tipi, modellate sulla forma delle armi tradizionali antiche. Esiste anche una versione di combattimento libero, chiamato Wushu Sanda, dove è possibile usare tutte le tecniche del wushu: calci, colpi, prese, proiezioni per mettere ko l’avversario. È decisamente un territorio immenso da esplorare, inesauribile per la ricchezza e la vastità del suo potenziale, dei suoi contenuti, delle sue forme e applicazioni, una pratica ricca di storia e tradizione. 

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